La Discalculia
La discalculia si inquadra come la difficoltà
che il soggetto incontra nello svolgere a mente un calcolo
aritmetico.
Comunemente si pensa
alla matematica come a un qualcosa che ha a che far solo con i numeri;
in realtà essa è un mezzo che consente di problematizzare
la realtà e cioè realizzare in termini problematici la ricognizione
dei dati percettivi.
Alla base delle competenze matematiche infatti sta il
concetto di reversibilità: con il pensiero reversibile
il soggetto è capace non solo di creare schemi
mentali ma anche interpretare i dati in essi inseriti,
diviene capace di ordinare gli avvenimenti temporali
come la simultaneità, la successione, la sincronia
e di collegarli in una struttura d'insieme. Per Piaget
il momento dell'arrivo si collega al periodo delle operazioni
concrete, quando cioè il bambino si libera dall'egocentrismo
sia sul piano spaziale (passaggio dallo spazio topologico
a quello euclideo) sia mentale (usa il perché
causale e riconosce il domani, lo ieri, l'oggi), sia
sociale svolgendo attività di gruppo.
Si distinguono tre tipi di discalculie
1. derivanti da difficoltà motorie e disturbi
nello schema corporeo: carenza della formazione
dell'immagine mentale nella quale si inscrive il concetto
di quantità
2. dislessia e disgrafia: difficoltà
di memorizzare cifre e tabellone, copiare e incolonnare
i numeri
3. derivanti da carenze nella struttura sintattica
e logica. Non si è in grado di compiere
operazioni di seriazione e classificazione. Per esemplificare
un bambino di cinque anni sa che lui è piccolo
e dunque se osserva un armadio lo definisce "grande".
A sei sette anni definisce quello stesso armadio secondo
una misura di livello tra armadi diversi spostando il
suo punto di vista e cioè non ponendo più
se stesso al centro del confronto